Libri

Nei tempi in cui viviamo, possiamo gioire di una fortuna che abbiamo: la possibilità di attingere un’infinità conoscenze dai libri. Ma non solo. Questi libri sono stati scritti da rappresentanti, o pseudo tali, del mondo culturale, scientifico, religioso, politico, giornalistico, con intenti che non sono solo quelli per indottrinarci, di affascinarci, o di ingannarci, ma anche con il desiderio di informarci. La filosofia e le relative deduzioni filosofiche, non sono solo per studenti, ma anche per noi che non siamo più seduti sui banchi di scuola. Leggere con interesse i risultati delle molte ricerche scientifiche provenienti dalle più svariate branchie della scienza è a portata di mano.

La vita quotidiana c’è raccontata in tutti i modi e con tutti i mezzi di informazione. La politica invade tutti i programmi delle televisioni. Un’infinità di sport a tutte le ore del giorno. Cronaca a non finire, gossip, curiosità, e tanto altro a nostra disposizione. Per accedere a questa immensa quantità di informazioni, è sufficiente la pagina di un giornale, di un libro, oppure un semplice “clic” sulla tastiera del computer, sullo schermo del cellulare, o anche del Tablet. Abbiamo a disposizione mezzi cartacei e tecnologici a non finire.

Sono diversi i motivi per i quali noi leggiamo o dovremmo leggere. Uno è rappresentato dalla necessità di aumentare, o aggiornare, la nostra formazione culturale. Inoltre è un valido mezzo informativo. Non serve solo per rimanere al passo con i tempi in cui viviamo, ma anche per non essere accantonati (rottamati) perché siamo diventati dei matusa. Essere al corrente dei fatti della quotidianità non è cosa di poco conto. Tutto questo ci permette di partecipare, anche se solo come spettatori, alla vita in generale.

Purtroppo questo modello di società non ci aiuta nei rapporti sociali. Così per molti leggere diventa un rifugio, un modo per fare parte di questa società molto competitiva e avara di sentimenti. La lettura riempie i nostri momenti di noia, di solitudine, di attesa. Esiste un risvolto positivo a questo quadro desolante. Leggere ci aiuta a elevare il nostro quid intellettivo, sviluppare conoscenze, renderci conto della vita nella sua realtà oggettiva. Un buon libro è più di un amico. Può diventare un leale e sincero compagno di viaggio. Non chiede nulla, non offre più di quello che contiene, non pretende di essere creduto. Lo si può aprire quando ne abbiamo voglia e chiudere a nostro piacimento. Non si ribellerà mai alle nostre decisioni. Ciò che rimarrà nella nostra mente, dopo averlo letto, dipenderà da noi: “Solo da noi”.

Ovviamente più le conoscenze sono mirate, e portatrici di valori aggiunti, come quelli etici, morali,storici, scientifici, filosofici, matematici, più si eleva la nostra capacità di ragionamento. A questo punto ci si accorge di un effetto collaterale causato dalle (buone) letture: “Ci sentiamo più sicuri di noi stessi”. Cosa non da poco. Possiamo dialogare, senza cercare di fare i saputelli, con molte persone dei più svariati argomenti. Questo sarà dovuto alle conoscenze di base acquisite e da una maggiore capacità di sviluppo di un ragionamento. Più conoscenze si hanno e più parole si conoscono. Per formulare un ragionamento si deve (o si dovrebbe) conoscere l’argomento di cui si parla. Ora se per parlare il mio bagaglio culturale prevede scarse conoscenze e un numero limitato di parole, beh, in questo caso forse è meglio tacere.

Ma se al posto di cento parole (scarso acculturamento) io ne conosco mille (acculturamento medio) posso dialogare, di là dai discorsi banali, con molti esponenti della società. Se poi incontriamo, quelli che definiamo intellettuali, anche se non ne condividiamo gli orientamenti, ricordiamoci che conoscono diecimila parole (è un esempio) ascoltiamoli, possono essere fonte di un sapere o di una verità. Con tutto questo cosa voglio dire? Voglio solo affermare che se desideriamo passare dalle cento parole conosciute alle mille, è un compito che spetta a noi, solo a noi, e così anche per passare dalle mille alle diecimila. Ma non dobbiamo farlo per motivi di apparenza o di appartenenza. Tutto questo è parte del progetto della nostra vita. E, forse, senza che ce ne siamo resi conto, ci siamo avvicinati alla libertà, e alla felicità: “Ciò che siamo corrisponde a ciò che abbiamo fatto per diventare così”.