La grande avventura
Cap. 24 – E… se fossimo noi Dio?
Non è una domanda banale. Ha una sua validità, se osserviamo il tutto in cui siamo immersi da un certo angolo di visuale. Vediamo di fare il punto della situazione. Per svolgere bene la nostra ricerca facciamoci alcune domande che riteniamo pertinenti al tema in oggetto e dalle risposte vediamo se si mette in evidenza un quadro che ci offre delle possibili risposte.
Una precisazione: saranno delle opinioni su base deduttiva e non oggettiva, perché che Dio esista oppure no, non lo sapremo mai con certezza scientifica o matematica. L’ambiente che cercheremo di esplorare è una dimensione, quella spirituale, che esula dalle nostre conoscenze oggettive e soprattutto dalle nostre esperienze.
Nei miei scritti precedenti ho più volte affermato che il dio della Bibbia, o Antico Testamento, non è un Dio spirituale ma un essere antropomorfo di cui non conosciamo quasi nulla a parte ciò che ha comandato e fatto di persona. Ha manifestato la sua presenza fino a diradare le apparizioni per poi scomparire fisicamente e rimanere solo nei ricordi e nelle scritture.
Ciò che è rimasto scritto di lui è sufficiente per dare a noi la possibilità di fare una valutazione sulla sua divinità. Lo possiamo fare perché siamo intellettualmente molto più evoluti dei nostri antenati e le conoscenze accumulate ci permettono di non cadere in errori da addebitare alla superstizione, alle paure, all’ignoranza.
Non ho la pretesa di esprimere un’opinione esauriente a dei quesiti che dall’inizio della nostra esistenza, filosofi, scienziati, uomini religiosi, intellettuali, hanno cercato delle risposte senza averle trovate, ma sto seguendo una ricerca personale iniziata quasi cinquantanni fa, e che non è ancora terminata.
La risposta alla domanda: “Chi è Dio o cosa è”, è ancora sospesa fra mille interrogativi. Perché questa ricerca? Arrivato a non considerare il Dio dell’Antico Testamento come una divinità, il mio interesse si è spostato su Gesù di Nazareth.
Indubbiamente un essere fuori serie nella razza umana ma lui stesso afferma di essere “Il figlio dell’uomo” mentre nella nostra religione è indicato come figlio di Dio. Se c’è errore dov’è?
L’interesse che ho per Gesù di Nazareth non è perché ha fatto miracoli, presunti o tali, oppure perché era un guaritore, un filosofo, un profeta. Nella storia dell’umanità, tanti sono coloro che si sono distinti per acume, intelligenza, conoscenza, sapienza, e non importava se erano medici, religiosi, scienziati, letterati.
Lui è l’unico che ha messo il dito nella piaga riguardo alla nostra esistenza e suggerito una soluzione, a mio avviso perfetta, per il nostro futuro e per la convivenza pacifica fra i popoli, il rispetto del pianeta e di tutte le altre forme di vita.
Ora entro nel vivo della ricerca.
Il Dio della Bibbia è una divinità celeste?
Naturalmente non riporto per intero i brani che prenderò in esame, inoltre cercherò di limitare al minimo i richiami ad altre pagine o ad altri libri. Già così ci troveremo di fronte a temi complessi, se poi ci sono dei rimandi tutto si complica.
Prenderò in esame una parte dell’Esodo, il cap. venti. Ricordo a chi mi legge che abbiamo superato la strage dei primogeniti egiziani, quella dell’esercito, sempre egiziano, nelle acque del mare.
Da Internet:
Esodo 19- 23,25.
Mosè disse al Signore: “Il popolo non può salire al monte Sinai, perché tu stesso ci hai avvertito dicendo di delimitare il monte e dichiararlo sacro”. 24Il Signore gli disse: “Va, scendi, poi salirai tu e Aronne con te. Ma i sacerdoti e il popolo non si precipitino per salire verso il Signore, altrimenti egli si avventerà contro di loro!”. 25Mosè scese verso il popolo e parlò loro.
Esodo 20- 1,25. (Questi sono i dieci comandamenti nella versione originale.) |
1/1 Dio allora pronunciò tutte queste parole: 2 “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: 3 non avrai altri dei di fronte a me.
4/2 Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.
5/3 Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6 ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.
7/4 Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
8/5 Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: 9 sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; 10 ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.
11 Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e l’ha dichiarato sacro.
12/6 Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.
13/7 Non uccidere.
14/8 Non commettere adulterio.
15/9 Non rubare.
16/10 Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
17/11 Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo”.
18 Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano. 19 Allora dissero a Mosè: “Parla tu a noi e noi ascolteremo, ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!”
20 Mosè disse al popolo: “Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore vi sia sempre presente e non pecchiate”. 21 Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura, nella quale era Dio.
22/12 Il Signore disse a Mosè: “Dirai agli Israeliti: Avete visto che vi ho parlato dal cielo! 23 Non fate dei d’argento o d’oro accanto a me: non fatene per voi!
24 Farai per me un altare di terra e, sopra, offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò.
25 Se tu mi fai un altare, non lo costruirai con pietra tagliata, perché alzando la tua lama su di essa, tu la renderesti profana.
26 Non salirai sul mio altare per mezzo di gradini, perché là non si scopra la tua nudità*.
(* I numeri in rosso sono i comandamenti come li leggo io. Ma che siano dieci o dodici poco importa. La loro versione originale evidenzia il patto fra il dio della bibbia e solo una parte del popolo di origine semita che si trovava in Egitto. In più fa notare il carattere di uno strano dio, detto anche il dio degli eserciti. Aggiungo che non è il Dio d’Amore citato da Gesù e non è il Dio della Genesi nel Vangelo di Giovanni.)
Per chi leggerà direttamente dalla Bibbia, quanto ho scritto, consiglio di leggere l’Esodo fino alla fine. Dato che ci siete leggete anche il Levitico.
La Legge Occhio per Occhio, o Legge del Taglione, inizia nell’Esodo dopo i comandamenti, pronunciata da Jaweh e certificata nel Levitico da Mosè.
Da notare che tutto ruota nell’alleanza che è stipulata da Jaweh con una parte del popolo Ebraico, e precisamente con la discendenza di Noè rappresentata dal figlio Sem da cui discendono i popoli detti Semiti e certificata con Mosè.
Jaweh è il Dio di quel popolo, e solo di quello, come lui stesso afferma nel primo Comandamento. Gli altri popoli sono, o terra di conquista, perché occupano la “Terra promessa”, oppure sono degli estranei nominati con diversi epiteti.
Questo è il Dio dei comandamenti: 7 Non uccidere, e 9 Non rubare, immediatamente dopo da l’ordine di uccidere, e di rubare, al popolo lanciato nella conquista della terra promessa. Senza contare i casi dove Lui stesso uccide.
Gesù e i Vangeli.
L’aura di cui nei secoli è stata circondata la vita di Gesù di Nazareth ha assunto dimensioni tali, che ai giorni nostri, ritengo che ci sia più confusione che verità. Che la vita di Gesù e i Vangeli rappresentino un evento straordinario è indubbio, ma non abbiamo più bisogno di favole, di magie e di vane speranze.
L’umanità di oggi, considerando i tempi, ha la necessità di conoscere le cose come stanno, perché volenti o dolenti, è ora di aprire gli occhi. Fin dai tempi conosciuti, noi esseri umani, ci facciamo la guerra per i motivi più svariati e adoriamo dei che spesso non hanno nulla di divino.
La società di oggi, anche la più moderna, o civilizzata, si sta dividendo in classi sociali sempre più definite ed ermetiche. Da una parte i ricchi con il potere, spesso complice delle loro malefatte, dall’altra, il popolo con un cerino in mano e nessun santo in paradiso che mendica un bonus, un aumento di stipendio o una pensione.
Naturalmente non si vede la possibilità di miglioramento. Chi ha i privilegi fa di tutto per aumentarli e conservarli. Chi non ne ha fa di tutto per conquistarsi un posto a tavola. I mezzi che sono usati da tutte e due le parti in causa sono i più svariati. “E’ più facile essere fratelli in orazione che a colazione”. (Padre Aldo Bergamaschi)
Gesù e la legge d’amore.
Gesù nasce da Maria come un essere umano quale noi siamo. Ha un’infanzia, e nell’età adulta inizia la sua predicazione. Non tutti sono concordi con le motivazioni tramandate che hanno dato vita al suo ministero. Tutto di lui è difficile da dimostrare, anche la sua esistenza.
Ciò che è arrivato a noi ha subito troppe modifiche, per non dire taroccamenti, per essere preso in considerazione senza un preventivo esame. Del resto lo avrebbe voluto anche lui poiché ci parla di Libertà, Giustizia e Verità.
La lettura attenta dei Vangeli ci dice che Gesù, nelle cose fondamentali, è stato coerente, parla per assoluti e non per relativi, come si addice a chiunque parli di spiritualità, dell’esistenza, di Dio, del perché della nostra vita. La croce lo dimostra.
Gli assoluti sono gli stessi epiteti con cui definiamo Dio. La forma dualistica del linguaggio di Cristo, è la stessa che governa la nostra esistenza: giorno e notte; buono cattivo ecc. Inoltre ha anche la valenza di profezia. Tutto ciò che è contrario all’asserzione prima, ne determina il risultato, sia a breve sia a lungo termine.
Gesù ci parla di Amore, il suo contrario è l’Odio. Di Libertà, il suo contrario è l’essere Prigionieri (es. di un’ideologia.) Ci parla di Giustizia, il suo contrario è l’Ingiustizia. Anche le religioni ci parlano per dualismi: Dio e il Diavolo: il Paradiso e l’Inferno; il Premio o il Castigo. (teoria della paura)
Se c’è divinità, è in tutte le cose.
Il giorno che decisi di fare la fusione dei Vangeli Canonici mi diedi una metodologia alquanto originale e innovativa per portarla a termine. Se Gesù fa parte della divinità, tutto di lui deve avere le caratteristiche del divino. Anche le sue parole.
Il metodo consisteva di escludere tutti i miracoli, le guarigioni, la trasfigurazione, il cammino sulle acque, l’accostamento con i profeti, la resurrezione e l’ascensione al cielo. Se in Gesù vi era la divinità sarebbe emersa da quello che rimaneva.
Fu così che scoprii anche le vistose differenze che esistevano nei Vangeli canonici. Nel suo Vangelo, Matteo, ricopia e assorbe buona parte del Vangelo di Marco. Lo arricchisce, a suo giudizio, con episodi della tradizione religiosa Ebraica. La sua intenzione di fare un Vangelo Unico si manifesta in modo chiaro.
Nel Vangelo di Marco risalta l’essenzialità. Probabilmente ha completato un libricino di appunti esistente, redatto come un “Breviario”, con l’aiuto di Pietro, nel miglior modo possibile. Ha dato al suo scritto ordine, logica e cronologia agli avvenimenti migliore che ha potuto. Il suo è il breviario di base.
Il Vangelo di Luca vuole essere il “Vangelo Unico” per eccellenza. La ricerca accurata dei fatti, come lui stesso dichiara, ha questa intenzione. Va dalla nascita, alla morte, e alla risurrezione di Gesù per riordinare, correggere, tramandi e scritti già in circolazione per sostituirli con il suo, più completo e accurato.
Il Vangelo di Giovanni è un sommario. Egli interpreta la figura di Cristo come: “ il Dio-con-noi”, ne raccoglie il messaggio spirituale, in concetti che esprime, non solo per dare la giusta visione del pensiero di Gesù, ma anche per correggere, non senza polemica, passi delle scritture.
Alla ricerca di un Vangelo Unico.
Il risultato finale è che i Vangeli, scelti come canonici, hanno delle differenze vistose fra loro e divisi come sono, non riescono a offrire una precisa idea del Cristo e della sua opera. Chi vuole credere deve necessariamente credere per fede e non per convinzione, comprensione e condivisione.
In effetti, poi, le molte differenze esistenti nei Vangeli hanno scoraggiato, o reso vano i tentativi di redigere un “Vangelo Unico” fatto da molti nel corso dei secoli. Il desiderio di avere un “Vangelo Unico” si rivela anche nell’epoca dei Padri fondatori della chiesa nel periodo della Patristica.
Un libro che non solo avrebbe soddisfatto l’esigenza elementare di avere in un unico testo tutto l’avvenimento, ma anche per mettere ordine alla proliferazione di così tante, troppe testimonianze, basate su dei ricordi imperfetti e incompleti.
Con questa motivazione furono fatti molti tentativi. Inutile dire quanto il risultato si sia dimostrato insufficiente, lacunoso, con sbalzi nella narrazione ancora maggiori di quelli esistenti nei testi originali e con un contributo, alla spiritualità di Cristo, quasi nullo. Di questi libri non rimane traccia conosciuta.
Già nel 70-80 d.C. circolava un numero impressionante di Vangeli. Nell’anno 150 d.C., nella storia della Patristica, apparve un “Vangelo Unico”. Taziano il Siro, compose la sua opera facendo la fusione dei Vangeli riconosciuti dall’ortodossia: I quattro canonici e alcuni Apocrifi come il Vangelo di Giacomo il Minore e quello di Tommaso.
Titolò la sua opera: “Diatessaron” (dal greco: armonia di Vangeli) Nella letteratura moderna sono molti quelli che hanno ritenuto che la fusione dei Vangeli sia: “Un’operazione impossibile”.
Taziano fu precursore di un sentimento che accumunava, allora, come oggi, molti lettori dei Vangeli, che, desiderando di avere una visione più ampia e completa della storia di Cristo, il tutto all’interno di un unico libro, sono costretti ad attingere dai Vangeli Apocrifi informazioni aggiuntive per avere un “principio, un inizio”.
Scopriamo l’assoluto in Gesù.
Il contenuto dei Vangeli si presenta, riguardo alla religione, ondivago. Leggiamo spesso, vedi in Matteo, richiami ai profeti, similitudini con i comandamenti, e accostamenti vari. Gesù, nelle sue predicazioni, critica aspramente i religiosi, la religione, il Sinedrio e il Tempio.
Ha insegnato una sola preghiera ma predilige l’esame di coscienza. Non ci sono liturgie nelle sue parole, non suggerisce riti, digiuni, infinite preghiere, non giudica, non fa politica, non vuole costruire chiese o cattedrali.
In definitiva per le istituzioni è un sovversivo, con un messaggio rivoluzionario: siamo tutti fratelli, tutti uguali davanti a Dio, e ognuno di noi deve assumersi le sue responsabilità. Non ci devono essere intermediari fra noi e Dio. Tutto dipende da noi.
Ora per esaminare Gesù, e i Vangeli, mi servirò solo di alcune sue asserzioni. Darò a loro una sequenza che ne metterà in luce il significato profondo. Vi anticipo una considerazione: I Vangeli hanno un contenuto pedagogico. I concetti Libertà, Giustizia, Amore e Dio sono citati nella forma ideale di perfezione divina.
Per questo non sono raggiungibili fino a che siamo rivestiti di materia. Nei Vangeli è indicata la strada per metterli in pratica iniziando da qui, come cercare di capire quello che stiamo facendo, consci che abbiamo la possibilità di migliorarci.
“Siate dunque perfetti com’è perfetto il vostro Padre che è nei cieli”; Mt 5-43,48
“Ama il prossimo tuo come te stesso”; Mt 22-37,40 – Mc-12-28,34 – Lc 20-40,44
“Beati i poveri di spirito, perché di loro è il regno dei cieli”. Mt 5- 1,12 – Lc 6-20,36
“Beati sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”; Lc 11-27,28
Vi faccio notare solo alcune cose: Queste quattro espressioni sono scritte con i verbi attivi che indicano il senso del movimento, del fare. Con Cristo inizia il tempo della meritocrazia. Hanno la loro parte dualistica tipica della creazione. Il loro contrario si può leggere come una profezia nel breve e nel lungo termine.
Nella lettura spiritualistica assumono il senso dell’Assoluto perché interagiscono con tutto ciò che esiste, ma non si fanno influenzare da esso. Sono Onniscienti, perché sono all’origine di tutto, ma nulla li può modificare.
Siamo noi il Dio del nostro universo?
I Vangeli contengono una miriade di passi con un alto valore Spirituale e Pedagogico, è sufficienti sfrondarli un po’ qua e la, dove la mano dello scriba ha inserito passaggi riguardanti la religione, per avere un testo abbastanza coerente con la spiritualità di Cristo.
Le intenzioni di Gesù erano di informarci della missione che noi esseri umani abbiamo su questa terra, oltre che vivere e moltiplicarci. Dotati di un’intelligenza di cui non conosciamo i limiti a parte quelli che mettiamo noi con le ideologie, le ossessioni, con l’ignoranza, le paure, e le vane speranze.
La nostra missione è di diventare perfetti come il Padre che è nei cieli. Come si fa?: “Amando il prossimo come noi stessi”. La strada è di ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica facendo abbassare la cresta alla nostra individualità (poveri di spirito) perché siamo di fronte a qualcosa molto più grande di noi.
In realtà è un percorso che dobbiamo fare noi. Nulla ci sarà regalato. Inizia il tempo della meritocrazia. Basta con l’indolenza, il delegare, rifugiandosi nella speranza, oppure nell’illusione, che una qualche strascicata preghiera, oppure alcune vaghe promesse, risolvano i nostri problemi con la vita o con Dio. Punto.
Il nostro sistema solare è stato creato per noi. Non possiamo mettere in dubbio qualcosa di così palese. E’ la nostra stessa esistenza che lo dimostra. Non servono circonvoluzioni mentali per dimostrarlo. Solo per negarlo sono necessarie.
Siamo dotati di una grande intelligenza. Anche questo è un assunto certo. Non voglio dare un giudizio su come una parte di noi la usa, ma siamo messi male. Molto male. A differenza di tutti gli altri esseri viventi nel pianeta siamo gli unici esseri indifferenziati, cioè, non siamo costretti a vivere una vita determinata.
L’unica cosa che non sappiamo è il perché della nostra vita, se ha uno scopo oltre a quello della parte determinata, cioè mangiare, bere, procreare. Considerando che il caso non esiste, esaminiamo ciò che si conosce.
Siamo in buona parte artefici del nostro destino. Con le nostre azioni coinvolgiamo anche il nostro prossimo. Abbiamo un’influenza diretta sul regno animale e vegetale. Siamo in grado di inquinare l’aria e l’acqua con le nostre macchine. Portiamo all’estinzione animali, vegetali. Mandiamo razzi nello spazio.
Abbiamo progetti per la colonizzazione della Luna e di Marte. In campo scientifico siamo in grado di clonare esseri viventi, di modificare piante. Siamo vicini alla I.A: Intelligenza Artificiale. Costruiamo Robot. Tutto questo dimostra che non conosciamo i limiti reali della nostra intelligenza.
Siamo sicuri che questo sia lo scopo della nostra esistenza? Che non sia un altro? Come umani sapiens ci facciamo la guerra da sempre. La convivenza fra noi ha degli equilibri molto precari. C’è competizione continua, rivalità su tutto. Quasi tutti gli stati sono armati con armi di distruzione di massa. C’è qualcosa che non va.
Allora non è l’essere intelligente la cosa più importante, ma come si usa. Siamo così intelligenti che potremmo fare concorrenza a Dio. Ma siamo anche così stupidi, che non ci accorgiamo dei danni che facciamo a tutto ciò che ci circonda.
A tutti gli effetti siamo noi il Dio di quest’universo e il futuro del pianeta dipende dalle nostre decisioni. Impareremo sulla nostra pelle, e di quella dei nostri figli, cosa siano il bene e il male?
Come umani sapiens abbiamo ancora molto da studiare. Fino ad ora abbiamo dimostrato che impariamo più dal dolore che dalla gioia, e ciò che conosciamo di buono, dura solo qualche battito di ciglia. Siamo nella scuola divina, ma non ce ne siamo accorti. Ricordate che i Vangeli sono anche libri profetici, non c’è solo il presente.
Invito tutti a non vantarsi di questa scoperta. Essere di origine divina e comportarsi come diavoli non è un merito, ma una grandissima stupidaggine.
Mario Garretto
Prossimamente … La grande avventura – Cap. 25->
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