La grande avventura – (Nosce Te Ipsum)
Cap. 4 – Conosci te stesso.
Tema filosofico sviluppato da Socrate, 470-399 a.C.: “Se conosceremo noi stessi, conosceremo forse la cura che dobbiamo prenderci di noi, se no, non la conosceremo mai”.
Diogene Laerzio (scrittore-storico 3° sec. d.C.) riferisce che fu chiesto a Talete (filosofo 7° sec. a.C.) chi fosse felice e questi rispose: “Chi è sano di corpo, ricco di risorse spirituali, bene educato di natura”. La sanità corporale, la saggezza dell’anima e l’educazione appaiono essere i connotati della “felicità”, con in più un punto a favore della bellezza interiore rispetto a quella esteriore. Ricorda ancora Diogene Laerzio come Talete dicesse che non bisognava: “Acconciarsi la faccia, ma essere belli nella pratica della vita”. Qui sicuramente sono già contenuti alcuni dei grandi temi della cultura e della filosofia della vita: “La cura del corpo, l’attenzione, e la massima considerazione per la parte interiore dell’uomo, il valore fondamentale dell’educazione”. Da: La Filosofia delle Origini, collana Atlanti del Pensiero, ed. Demetra
La vita è una scuola o c’è scuola nella vita?
Che la vita sia una scuola, tutti ne siamo consapevoli, come sappiamo che sono i singoli fatti che hanno qualcosa da insegnarci.
Volenti o nolenti. E qui nasce il nostro primo problema: “Subiamo la vita o vi partecipiamo con sufficiente consapevolezza?” Cioè prendiamo decisioni? Scegliamo le scelte ragionate? Facciamo tesoro delle esperienze? Cerchiamo di imparare ciò che non conosciamo? Guardiamo alla realtà, almeno nei grandi sistemi, come nascita e morte, gioie e dolori, amori e tradimenti, guerra e pace senza eccessive paure o ansie, ma con consapevolezza e capacità di discernimento?
Al bando le ossessioni. Nella ricerca dei perché della vita, è necessario farsene un’idea, anche se molto personale, è già qualcosa.
Che cosa abbiamo nel cervello?
Intendo un’idea propria e non suggerita da qualcuno, e qui c’è il secondo problema. La maggioranza dell’umanità non vive della propria capacità intellettiva, quella che ognuno possiede in sé: un pensiero libero, un ragionamento equilibrato, una coscienza del giusto. Si lascia invece guidare da una comunità di menti, da suggerimenti d’altri uomini, dai desideri della materia e dall’esaltazione dei sensi.
Ci si lascia condurre senza chiedere neppure il perché delle cose, e spesso, nemmeno sapere se è giusto. Così la nostra mente, la nostra persona, diventano terra di conquista di chiunque abbia un pensiero più forte del nostro, e faccia leva sulle nostre debolezze.
Oppure noi ci devastiamo da soli, attraverso pensieri, atti, ossessioni, e mettiamo in moto delle situazioni che spesso ne vediamo i risultati sui visi delle persone amiche, o quelle che ogni tanto si leggono in cronaca.
Complici consapevoli o stupidi ingenui?
Nei drammi della società, anche se non agiamo in prima persona, siamo ugualmente complici degli accadimenti. Nella società stiamo perdendo l’identità come persone, veniamo catalogati come numeri. Noi siamo questa società.
Interessa a pochi, forse solo a noi stessi e a quel ristrettissimo gruppo familiare di cui facciamo parte, essere considerati persone, esseri umani con dei diritti e doveri. Molti diritti. In quanto ai doveri si vedrà. Interessa solo a noi la qualità della nostra vita. Per il sistema siamo delle categorie: consumatori, utilizzatori, potenziali acquirenti, pedine da manovrare.
Siamo citati statisticamente; e poi siamo catalogati con dei numeri: quelli del conto corrente, della carta di credito, della pratica del mutuo, del codice fiscale, dei soldi che abbiamo in banca (il numero del c/c è solo un optional).
E il dramma peggiore è che ci facciamo la guerra fra noi. La maleducazione imperversa, i piccoli e grandi torti quotidiani crescono in una violenza verbale e fisica sempre più accentuata.
Abbiamo smarrito il rispetto per il prossimo e non ne portiamo nemmeno a noi. Figuriamoci per le altre forme di vita con le quali conviviamo, per l’ambiente che ci ospita e dal quale dipende la vita di tutti. L’ignoranza (spirituale) dilaga, i valori morali sono considerati un fastidioso fardello, l’etica è sostituita dal diritto del più forte. E così che si genera la tirannia!
E’ questa la civiltà del nuovo millennio?
Per meglio andare diritto al cuore dell’argomento vi faccio notare il terzo problema che ci troviamo di fronte: noi siamo preparati alla vita dagli altri, dai genitori, dalla scuola, dagli amici, dalla società con le sue tensioni e le sue regole. In questo assumiamo delle abitudini dateci da altri, che spesso sono distratti dalla propria vita.
Troppi educatori sono lì per caso, ripetono a memoria quello che hanno imparato ma non capito. Quelli bravi sono spesso esautorati dai loro incarichi, non avendo appoggi o santi in paradiso, o avendoli troppo scarsi, non raggiungono nemmeno i minimi risultati possibili.
Impariamo abitudini di vita di altri, modi di vivere imposti da altri, abbiamo un codice morale ereditato dalla famiglia, suggerito o imposto dalla religione, dalla politica, oppure devastato dai nostri desideri e dalle nostre paure. Non ce lo siamo dati noi con la nostra intelligenza, in un moto ragionato. Che cosa mettiamo di nostro in tutto questo?
Alla fine assomigliamo a delle macchine che hanno bisogno dell’autista per muoversi, e le nostre trasgressioni, nella maggioranza dei casi sono o mangiare di nascosto la marmellata (è un eufemismo) o stress, ansie, crisi di panico, esaurimenti nervosi, ecc. Come vedete c’è di tutto e di più, meno che la persona reale. Ma come siamo nella realtà?
Oggi di certo noi siamo: televisione – dipendenti; medicine -dipendenti; automobile – dipendenti; telefonino – dipendenti e così via.
Siamo esseri veri o una patetica rappresentazione in una realtà che non ci appartiene?
Come siamo nella realtà? Come possiamo saperlo? Chi può dircelo? Possiamo migliorare? Dobbiamo migliorare noi stessi? E se è sì, perché?: “Volendo considerare me stesso come qualcosa di più di un semplice essere di materia, devo pensare di fare il punto della situazione e riflettere sul mio presente, e su quello che voglio nel mio futuro. E non intendo come posizione sociale o come conto in banca. C’è dell’altro, molto altro di più. Ritenersi esseri umani è già un inizio. Spetta a ognuno di noi scoprire cosa c’è di più”.
Nella spiritualità c’è un tema alla base dell’evoluzione è la conoscenza di se stessi: “La conoscenza di noi stessi porta in espansione l’essere spirituale che è dentro di noi, che sarà in grado di guidarci, di renderci maestri e medici di noi stessi. Con l’uso costante dei nostri talenti racchiusi nel pensiero, nella ragione, nella coscienza, che si esprimono con l’intelligenza, la capacità di discernimento, si raggiunge la possibilità di vivere una vita libera nella sua realtà, e non nella schiavitù dei desideri, dei sensi, e nell’ignoranza della verità”.
Siamo noi il: “Nostro prossimo?”. Il primo da aiutare?
Prima di spendere troppe belle parole sul divenire ritorno a mettere i piedi per terra. Possiamo noi arrivare a conoscerci? Sì! E’ possibile a patto che ci s’impegni a farlo! La mia esperienza mi dice che prima dobbiamo “rieducarci”. Sì! Sì! Avete letto bene: Ho detto rieducarci! Ringraziamo tutti quelli che ci hanno educato fino ad ora, ma adesso faremo una selezione dei nuovi maestri e dei loro metodi.
La mia intenzione non è quella di suggerire delle tecniche per specializzarsi in questo o in quel settore, ma vi chiedo di intraprendere la strada per diventare esseri umani completi. Liberi, coscienti, anche intelligenti, che partecipano ai fatti della vita per scelta e non per abitudine o per obbligo.
Abbandoniamo immediatamente le paure, la noia, le illusioni. Basta pensare che tanto non cambierà mai nulla, no! Non è così! Qualcosa finalmente sta cambiando dentro di noi. Una delle prime cose da comprendere è che i miracoli li può fare solo “Uno” che adesso non è qui fra noi. Teniamolo sempre in mente. Perciò, la dove è possibile, il “Miracolo” facciamolo noi.
Come? Faremo come le: “Ogni giorno impariamo qualcosa”. E come le case, che si costruiscono dalle fondamenta, mattone dopo mattone, anche noi costruiremo il nostro futuro giorno dopo giorno. Questo sarà il nostro “piccolo” miracolo.
La lunga strada da percorrere. Non sarà una strada troppo lunga, faticosa, noiosa?
Questa strada non si compie in un solo giorno ma ogni giorno della nostra vita, per tutta la vita. Infatti, essa: “La strada”, è di una ricchezza tale che una vita non basterà a percorrerla tutta, ma se veramente lo desideriamo, possiamo andare lontano. Quanto? Dipenderà solo da noi.
Noi ci formiamo attraverso la conoscenza delle cose. L’esperienza ci dirà quali sono le verità sia nella vita quotidiana sia nelle faccende del cuore. Se noi desideriamo che tutto vada sempre per il meglio, è necessario che prima di tutto, noi, si faccia tutto quello che ci compete, e come dice il saggio: “Non chiedere a Dio quello che puoi fare da te!”
La nostra opera la faremo tenendo, all’inizio, distinto il corpo dall’anima, fino al momento in cui saremo capaci di distinguere i desideri dalle necessità, i mezzi dai fini.
(da Prendila Dolcemente – tutti i diritti sono riservati)
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Una risposta a “Mens Sana 4. – – Conosci te stesso. –”
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