Domenica 29 novembre 2020 Marco 13-33,37 – …Voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà… –
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento.
È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque. Voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se di sera, a mezzanotte, al canto del gallo o il mattino.
Fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!”.
Commento. Questa parabola di Marco fa il paio con quella delle dieci vergini che ho esaminato domenica otto novembre scorso: Mt 25-1,13. Può essere interpretata in diversi modi come suggeriscono il primo, e il secondo capoverso.
In Matteo, la parabola, è orientata a fare notare con quale spirito, alcuni di noi, assume decisioni, anche se queste, sono fondamentali per il suo futuro.
In questa, leggo un richiamo di Gesù a fare più attenzione alla nostra vita, per non arrivare al trapasso impreparati. Cioè, senza aver vissuto veramente l’oggi, invece che con il ricordo di ieri, o con lo sguardo sempre rivolto al domani.
Non dobbiamo farlo per guadagnarci un paradiso di cui non sappiamo nulla. O per prepararci all’incontro con un Dio che non conosciamo.
E’ un debito che abbiamo con i nostri genitori, anche se li abbiamo ripudiati. Nei confronti dei nostri fratelli e sorelle, anche se ci hanno rubato l’eredità. E’ un debito con la vita che ci è stata data nonostante i dolori, tanti, e i piaceri, pochi.
Che dire, le parabole non parlano mai direttamente, ma sono delle indicazioni pedagogiche per migliorare le nostre capacità intellettive. Inoltre, ognuno di noi, può notare ciò che la sua sensibilità, in quel momento, gli mette sotto gli occhi.
Per la Legge d’Amore, Dio non può dirci cosa fare: “Libero arbitrio”, ma ci propone una scelta. Spetta a noi decidere da che parte stare: “All’Amore non si può comandare” (Kant). Poi deve essere: “Senza profitto alcuno” (Padre Aldo Bergamaschi).
Le indicazioni all’interno delle parabole, sono come dei cartelli stradali: indicano, dove inizia una città, o un paese, ma il cartello non è la città. (Anthony De Mello: Istruzioni di volo per aquile e polli. Ed. Piemme)
I ritorni ad argomenti precedenti, come ho già detto altre volte, in certi casi, sono obbligati dalle situazioni trattate. Anche l’esaminarle da un diverso punto di vista, non orientato ideologicamente, può essere corretto.
Anche quando sono diverse per ambiente, per gli attori in scena. In questo caso, il vegliare, si riferisce a ciò che possiamo fare per la nostra anima nel corso della vita, per non arrivare alla sua fine, senza averlo fatto.
Ovvero, mentre si sbrigano le necessità materiali, occuparsi anche di quelle spirituali, e per preservare, proteggere, curare la nostra persona, a mio avviso, è necessario. Questo, per evitare di arrivare alla fine della vita con dei rimpianti, o dei rimorsi.
Teoricamente non è difficile. All’inizio del percorso, sarà la vita con i suoi problemi e le sue incombenze ad aiutarci. L’amore per la famiglia, per i figli, verso se stessi, dedicarsi a un lavoro, coltivare i rapporti umani, sono cose naturali.
Sono di supporto e d’insegnamento. In più, generano esperienze, e formano la coscienza. Aggiungiamo che sarà sufficiente utilizzare anche un po’ di morale, un minimo di etica, poi il tempo, e l’esperienza, faranno il resto.
Tempo fa avevamo dei valori morali che molti osservavano: onestà, amicizia, rispetto, collaborazione. Anche ai giorni nostri hanno una loro validità.
Alcuni comandamenti sono essenziali per non vivere come animali all’interno di un branco, anche se, per evoluzione raggiunta, ma non messa in atto, abbiamo superato la necessità di avere quella guida: non uccidere, non rubare, ecc.
Una piccola parentesi per occuparci del reale. Nella nostra società industriale, a guida capitalista, tecnologicamente avanzata, i valori morali e i comandamenti sono, di fatto, considerati dei fardelli che nessuno segue più. Il prezzo che paghiamo è alto.
Non li abbiamo semplicemente accantonati, ma buttati nel cesso. Per questo siamo precipitati nel caos di un pozzo senza fine. Il livello evolutivo materiale è, da un certo punto di vista, strepitoso, ma ci sta privando della nostra umanità.
Che fine ha fatto l’uomo Sapiens. Noi, che non siamo in cima alla catena di comando, siamo ugualmente colpevoli, perché complici di questo delitto. Abbiamo una seconda occasione? Certamente sì! Solo che il tempo a disposizione è diminuito.
Ci sono alcune leggi naturali che ci possono aiutare per ritornare allo status di uomini sapiens. Noi non siamo solo Io, ma persone. Inoltre, a volte, è meglio tacere piuttosto che dire spropositi. E’ nel silenzio, meditazione, che si trova la pace: “La pace e l’armonia, sono la via per la felicità”(Monaco zen + Mario).
Avere rispetto di se stessi, e del nostro prossimo, compresi familiari e parenti. Dare un aiuto, per quanto possibile a chi è in difficoltà. Insomma, avete capito. Non c’è bisogno di farlo in modo frenetico. E’ sufficiente comportarsi da persone normali.
La lista può anche essere molto lunga ma viene da un’indicazione di sette parole: “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Gesù Cristo). Per dare significato a questo piccolo precetto, nella storia della letteratura, sono state scritte milioni di pagine.
Breve: il cristiano è una persona che non ha simboli di appartenenza perché sono contrari all’amore e alla fraternità. Durante il corso della sua vita, dirà più volte di sì che di no, facendo attenzione di non infrangere mai la giustizia.
Quando aiuta il prossimo, non cerca premi o riconoscimenti, e quando sbaglia, non si rifugia nelle giustificazioni. Non tradisce il bene con la tolleranza. Mai e poi mai cambia la morale in lassismo, e non tacita la coscienza con l’indifferenza.
Non è un integralista monolitico e refrattario a tutto ciò che lo circonda. Anzi il cristiano è il fratello, è l’amico, il vicino di casa, lo sconosciuto che ti ascolta, se può ti aiuta, a volte ti sopporta, e se è nelle sue competenze: a domanda risponde.
Il cristiano non ti lascia mai da solo. Quando viene da te, non ha divise, e non ti vuole indottrinare. Se t’incontra, ti saluta, se serve, ti accompagna per un pezzo di strada, se chiedi, ti risponde. Ma sappi, che lui, va per la sua strada.
PS: Le analisi che propongo, sono scritte seguendo una linea prettamente spirituale. Nel succedersi dei commenti alcuni concetti si ripetono. I Vangeli sono come un albero: ha migliaia di ramificazioni, ma è sempre un albero.
Se ti ritieni soddisfatto dei miei commenti: PASSA PAROLA agli amici e nei vari social. – info@mariogarretto.it –
N. B. Il secondo capoverso, può essere letto anche come un monito rivolto a tutti i religiosi, e chiunque dopo Cristo, si sia assunto la guida della chiesa, o si sia auto-nominato pastore dell’umanità. Tutti loro, nella parabola, sono identificati come servi al servizio dell’umanità, e non come principi, o re di popoli.
Non sarà lo status sociale degno di merito nel giudizio di Dio, ma come hanno condotto la loro vita (e la loro missione).
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4 risposte a “Domenica 29 novembre 2020 Marco 13-33,37 – …Voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà… –”
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