Domenica 1 dicembre 2019 Matteo 24-37,44 – La venuta del Figlio dell’uomo –
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio, mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo.
Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno, il Signore vostro verrà.
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”.
Commento. Questi, come tanti altri brani di parabole di cui faccio il commento, sono brevi frasi fuori da un contesto generale molto più ampio. Infatti, questa parabola, così come si presenta, è alquanto discutibile in alcune sue parti. Ha un chiaro taglio religioso. Ci racconta di un Dio, giudice inflessibile che manda un diluvio per sterminare l’umanità da Lui creata.
Oggi, sappiamo che le religioni, basano il loro credo su premi e punizioni: se sei bravo, vai in paradiso, sei cattivo, vai all’inferno. Se veramente fosse così, Dio ci scampi da una divinità di questo genere. L’esistenza di un luogo di pena eterna non è in sintonia con l’infinita misericordia divina. Ma, non solo.
Anche il giudizio finale è in contraddizione con la creazione stessa. Creazione deputata a farci diventare: “Perfetti come il Padre”. Con questa logica anche la creazione è imperfetta e non basterà una sola vita per diventare: “Angeli del Paradiso”, e forse non basteranno nemmeno cento vite.
Se la creazione è imperfetta, su questo Dio, possiamo dire qualsiasi cosa. Ma se pensiamo invece che Dio sia Amore infinito, come afferma Cristo, di conseguenza, dobbiamo esaminare l’intera parabola di oggi con occhio diverso. Cioè, pensando che Cristo, per spiegare meglio un suo dire, utilizza un paragone da tutti conosciuto, e da molti creduto: “Il diluvio come una punizione divina”!
Quindi, la creazione è: “Il meglio possibile per noi”. Si basa sull’Evoluzione di tutto e di tutti: Creato e Creati. Noi esseri umani, siamo per definizione: “Indeterminati”, perché in possesso del Libero Arbitrio. Tutto il resto, gli altri regni: animale, vegetale, minerale, sono Determinati.
Noi possiamo influire sul nostro destino, gli altri no. Siamo al vertice di tutto, e in grado di distruggere noi e la terra che ci ospita.
“Vigilate dunque perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà”. Due sono le frasi alle quali porre l’attenzione per interpretare bene questo messaggio di Cristo. La seconda è: “II cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.
Tutte e due hanno valore nel relativo e nell’assoluto. Solo Cristo parla per assoluti, esprimendo uno scibile spirituale universale con coerenza, logica e razionalità, Non è mai in contraddizione con se stesso ed è l’unico essere apparso in questo mondo che è vissuto in perfetta sintonia con la sua predicazione e la sua vita: “In simbiosi con l’immagine divina che ha tramandato di se stesso e di Dio”.
Il centro di questa parabola è nel rimprovero che muove Gesù agli uomini, cioè che si occupano solo della vita materiale e poco o niente di quella spirituale. “Nei giorni che precedevano il diluvio, gli uomini e le donne, non volevano credere, mangiavano e bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca”.
Ci rimprovera perché trascorre il tempo, e passano le vite vissute, senza che noi si faccia, a parte pochi singoli individui, un’evoluzione spirituale degna di nota. C’è di più volendo scavare fino in fondo.
Troppi sono coloro che letteralmente buttano via la loro intera vita inseguendo gloria, onori e oro. Senza considerare i mezzi che usano per soddisfare le loro aspirazioni e i loro desideri.
Molti interpretano la venuta di Gesù come la fine del mondo. Anche questo è un errore. Se noi siamo ancora qua significa che l’umanità può essere portata alla quasi estinzione ma non il mondo che ci ospita. Lui finirà quando non servirà più allo scopo per cui è stato creato: “Permetterci di vivere delle vite per evolverci”.
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Una risposta a “Domenica 1 dicembre 2019 Matteo 24-37,44 – La venuta del Figlio dell’uomo –”
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