Domenica 18 maggio 2025 Gv 13, 31-33. 34-35 – Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato –

Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.

Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Prima chiave di lettura: la parte spirituale delle parabole è una metafora. Il nostro compito sta nell’interpretala. Anche i miracoli sono delle metafore.

Seconda chiave di lettura: Attenzione: non sono solo delle metafore, ma anche delle profezie. Leggete con attenzione e poi cercate di interpretarle in senso profetico. Es: Il seminatore. Interpretazione profetica: noi raccoglieremo i frutti del nostro seminare.

Terza chiave di lettura: è utilizzabile solo nel caso che i vangeli siano fusi fra di loro. Questo permette la lettura del testo in un continuum più allargato e completo.

Commento. Vi do un nuovo comandamento: Amatevi gli uni e gli altri, come Io ho amato voi”. Queste sono le parole di un rivoluzionario. Israele è uscita da un periodo di circa millequattrocento anni di guerre sanguinarie per la conquista dei territori chiamati: “La terra promessa”.

Guidata da un dio guerriero, feroce, despota, senza scrupoli, armato con armi di distruzione di massa (vedi Sodoma e Gomorra). Eravamo agli albori della nascita di Israele come nazione.

Gesù, con questa dichiarazione, sancisce definitivamente la distanza fra la sua predicazione e il vecchio testamento. Chi lo segue, da questo momento, deve (se vuole) abbandonare il vecchio credo e convertirsi al nuovo: “Nel Dio dell’Amore”.

Per il nascente stato di Israele, il prossimo erano i fratelli, le sorelle e i parenti di sangue. Il prossimo erano solo i seguaci dei comandamenti del Dio Jaweh. Uniti dalla religione, e dalle tradizioni, che derivavano dal patto con Jaweh.  

Gli “altri popoli” erano pagani, miscredenti, e i loro beni: terre e bestiame, loro stessi, bottino per i conquistatori della terra promessa su ordine di Dio e di Mosè.

Sono più di cento le guerre citate nel vecchio testamento, dall’esodo a Gesù. Hanno sterminato sette/nove popoli completamente. Uccisero tutti: “Uomini, donne, bambini”. Bruciato città, paesi, villaggi. La Bibbia ne è testimone. Leggetela.

Poi, per ringraziare il dio guerriero che li ha guidati, e fiancheggiati, innalzavano olocausti in suo onore con feste e libagioni. Una volta costituita la nazione, Israele, ha anche subito guerre e distruzione. Gerusalemme è stata saccheggiata, il tempio bruciato, la popolazione deportata. Sempre a quei tempi, la pace era una chimera.

La rivoluzione di Cristo non è certa una rivoluzione armata, ma di concetto. Con le guerre si fanno solo degli immensi disastri. Nemmeno cercando di fare un “Grande bene”, si può concepire una guerra per ottenerlo, cioè con: “Un grande male”.

E la guerra fra Russi e Ucraini lo dimostra. Non voglio parlare di Israele e i palestinesi. Perché non ci sono parole per descrivere uno sterminio di un popolo con l’occidente che non profferisce parola, anzi ne siamo complici. Alla faccia dell’amore.

Gesù, per primo aveva capito che Jaweh non era un dio. Un Dio non si comporta come lui. Jaweh si è dimostrato un essere sanguinario e privo di scrupoli.

Un essere in carne e ossa, cattivo, vendicativo, geloso, e pieno di contraddizioni. Lui per primo ha disatteso i suoi comandamenti: “Non uccidere, non rubare”.

Se prendiamo l’affermazione di Kant, il filosofo, che afferma: “All’amore non si può comandare”, Cristo non ci “dà” un comandamento, cioè un ordine da eseguire, ma ci ha lasciato l’esortazione di amarci gli uni e gli altri come lui ha amato noi.

Così è tutta un’altra musica. Se esaminiamo i “Dieci Comandamenti”, possiamo accorgerci che quelle non erano regole per esseri umani sapiens, ma per uomini che si comportano come animali, cioè guidati dall’istinto.

C’è forse bisogno di comandare a un uomo di non uccidere o di non rubare? Non dovrebbe saperlo da solo? Poi, per fortuna, ma piuttosto direi per disposizione divina, tutto si evolve. L’ambiente nel quale noi siamo, cioè la creazione, è soggetta all’evoluzione. In filosofia è chiamata: “Divenire”.

L’evoluzione della materia, e dello spirito dell’uomo, avvengono con il susseguirsi delle: “Epoche Evolutive”. Le epoche evolutive, all’inizio, hanno avuto l’integrazione dell’insegnamento dei profeti, poi quello divino di Gesù, l’uomo che si è comportato da Dio, che ci rivela la: “Verità” (il perché della vita).

Ho già scritto, nelle pagine precedenti, che non esiste un insegnamento spirituale superiore a quello di Gesù perché non esiste una legge divina, conosciuta dall’uomo, che possa essere più perfetta della Legge d’Amore di Cristo. Queste rivelazioni, l’umanità, le ha trasformate in religioni, deturpando l’immagine di Dio.

Il primo umano nella lista dei cattivi è Mosè, quando da profeta illuminato si è trasformato in legislatore. Sono passati quasi quattromila anni da allora, ma il danno “spirituale” che ha causato rimane: “In verità, in verità vi dico, un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è superiore a chi l’ha mandato”. Gv 13-16,20

In questo caso il servo (Mosè), e il padrone (Jaweh), la pensano nello stesso modo. Uccidono per impossessarsi delle cose altrui, e chi la pensa diversamente, chi non è allineato con l’istituzione, o che osa criticarla apertamente, è condannato.

Tutte e tre le religioni del ceppo di Abramo si sono comportate in modo uguale. Non possiamo dire che non lo sapevamo. Nella Bibbia, il vecchio testamento, parla chiaro. Descrive quanto accennato sopra in centinaia di pagine con un linguaggio esplicito e inequivocabile. Questo è per affermare che non è una mia interpretazione.

“Ama il prossimo tuo come te stesso”. In queste sette piccole parole e racchiuso tutto il destino dell’umanità. All’apparenza semplici, ma nello stesso tempo molto complesse. Non sono state comprese. Sono anche una profezia?

In questo caso chiediamoci cosa potrebbe accadere se non le metteremo in pratica. Nessuno l’ha mai spiegato come Dio comanda: “Se l’umanità non sarà capace di amare sé stessa, non riuscirà ad amare il prossimo, e nemmeno Dio”.

In questo caso una domanda: “Cosa ci stiamo a fare in questo mondo?” Perché se la vita si basa solo su chi picchia più forte, o ce l’ha più lungo, è un grande fregatura.                                                                                                                                                   

Le mie analisi seguono una linea spirituale, filosofica e pedagogica. In mancanza dei presupposti di base, passo all’analisi filologica dell’articolo, non teologica.

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