Domenica 9 febbraio 2025 Lc 6 – 12,19 -Chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici- ,

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio.

Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede il nome di Pietro, Andrea, suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota.

Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie, anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti.

Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Commento. Come i miei lettori sanno, i miei commenti sono su base spirituale e non storico. Diventa per me difficile, per non dire inutile, continuare su questa riga.

Siamo tutti attratti da Gesù per ciò che dice e ciò che fa. Sui miracoli ho delle riserve, ma ora non sono interessato a questi ma a ciò che desidero scrivere.

Il testo in esame oggi lo conosciamo tutti. Sono millesettecento anni che viene ripetuto e, anche se un ripasso a volte è utile, non aggiunge nulla al nostro sapere profondo.

Voglio condividere con voi una ricerca fatta da Padre Aldo Bergamaschi su una Beatitudine e a che risultati è arrivato: “Beati i poveri di Spirito perché di essi è il regno dei cieli”. Seguite con attenzione perché e molto articolata.

“Anche questa è una delle tradizioni sbagliate che ci trasciniamo…”. Scrive Padre Aldo. Ora vi propongo l’interpretazione di Francesco di Sale nella sua Filotea: “Povertà di spirito in mezzo alle ricchezze…infelici dunque i ricchi perché di essi è invece la miseria dell’inferno”.

Continua Padre Aldo. “Dunque la situazione storica è tutta ignorata, non si indaga sulla origine e neanche sull’uso onesto di queste ricchezze dei ricchi, né si indaga sulla origine dei poveri storici”.

“Ne deriva che i poveri in spirito, sotto un certo profilo, sono identificati con i poveri storici e allora questo è tutto il filone utilizzato dai predicatori da strapazzo”.

Ora è meglio che lasci la parola a Padre Aldo: “Cristo conosce solo tre termini: i poveri storici, i ricchi storici e anzi, sa benissimo che gli uni sono la causa degli altri, … ecco che la beatitudine diventa un proclama che ha il suo vero valore, … con traduzione esatta: Beati i mendicanti dello spirito”.

Di questa traduzione siamo debitori a Tertulliano e s. Giovanni Crisostomo; nel vangelo c’è la parola ptokoi, che vuol dire mendicante, non la parola penes che tradotto significa povero come lo intendiamo noi storicamente. La traduzione viene molto bene: Beati i mendicanti dello spirito cioè i mendicanti dei valori spirituali”.

“Questi mendicanti possono venire sia dalla classe dei poveri storici, che dalla classe dei ricchi storici, che Gesù trova, ma quando però il povero storico o il ricco storico entra nell’ecclesia, evidentemente deve lasciare cadere sia il povero storico, sia il ricco storico, deve nascere: … il ricercatore dei valori spirituali”.

“Termino, …. Se predicate la santità personale e non correggete le istituzioni, voi avete favorito il trionfo dell’ingiustizia fino alla fine del mondo. … continuava a dire …: io voglio fare veder gli originali e non le copie. Principio pedagogico santissimo, …. Ma la polemica era più sottile probabilmente, …”.

Il ricercatore dei valori spirituali”, è la definizione che oserei dire perfetta della frase: poveri di spirito. Come ricercatore posso dire che abbiamo impiegato millesettecento anni (1.700) per arrivare al suo significato che in termini spirituali si presenta perfetto.

La spiritualità. Per essere tale, deve contenere l’infinito: il Tutto. Non si rivolge a nessuna categoria in particolare, non fa differenza di genere, non pone limiti di tempo, non promette premi o il paradiso. Dice soltanto: Beati i.., non in termini religiosi.

Questo è il perché ho inserito nel mio sito padre Aldo Bergamaschi. Non ci sarei arrivato da solo senza il suo aiuto. Uno dei risultati interessanti che ho raggiunto è rappresentato dalle chiavi di lettura dei vangeli e dalla spiritualità contenuta nelle parabole.

Prima una chiave di lettura: le parabole sono delle metafore. E come tali è meglio leggerle e interpretale. Anche alcuni miracoli sono metafore, come camminare sull’acqua, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, trasformare l’acqua in vino, ecc.

 2° Seconda chiave di lettura. Attenzione: Non sono solo delle metafore, ma anche delle profezie. Leggete con attenzione e poi cercate di interpretarle in senso profetico. Es: Il seminatore. Interpretazione profetica: noi raccoglieremo i frutti del nostro seminare.

La terza chiave di lettura (forse la più importante) al momento non è utilizzabile. Fino a che i vangeli rimarranno divisi fra di loro non sarà possibile impiegarla.

La quarta chiave di lettura, che sostituirà in futuro la seconda, la si può utilizzare solo a vangeli unificati: leggete le parabole in senso profetico come suggerito nella seconda chiave di lettura.

Beati i …, non è un modo di fare, ma un modo di essere.

Alcune piccole note.

Padre Aldo Bergamaschi – omelia pronunciata il 1° novembre 1977 Mt 5 – 1,12

Beatitudini, il titolo dell’omelia che potete leggere integralmente nel suo sito.

Cos’è la Filotea? “Colei che ama Dio”.

Scritta da san Francesco di Sales nel 1609.

Parte terza al capitolo decimo quarto della Filotea.

San Francesco di Sales, all’epoca era vescovo di Ginevra.

La parola: ptokoi = mendicante, – tradotta dal greco.

La parola: penes = povero, – tradotta anche lei dal greco.

La differenza fra – povero – e – mendicante – è evidente.

Ecclesia – Assemblea del popolo (dal greco)

“Le analisi che propongo, sono scritte seguendo una linea prettamente spirituale. Nel succedersi dei commenti alcuni concetti si possono ripetere”.

M.G.

 

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