Domenica 25 agosto 2024 Gv 6, 60-69 -È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla”.
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto, sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono”.
Sapeva infatti fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era chi lo avrebbe tradito: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre”.
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”.
Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.
1° Prima una chiave di lettura: le parabole sono delle metafore. E come tali è meglio leggerle e interpretale. Anche alcuni miracoli sono metafore, come camminare sull’acqua, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, trasformare l’acqua in vino, ecc.
2° Seconda chiave di lettura. Attenzione: Non sono solo delle metafore, ma anche delle profezie. Leggete con attenzione, e poi cercate di interpretarle in senso profetico. Es: Il seminatore. Interpretazione profetica: noi raccoglieremo i frutti del nostro seminare.
3° La terza chiave di lettura, fino a che i Vangeli saranno divisi fra di loro, non è utilizzabile. Mi riservo di essere più preciso in un futuro prossimo.
Commento. Le prime parole di Gesù, in questo scritto, si riferiscono a una parabola precedente. Per affrontare il vangelo di questa domenica mi affido alle parole di Aristotele: 384-322 a.C. Filosofo greco di grande spessore.
Un giorno gli fu chiesto di definire la natura dell’uomo. Ed egli ci lasciò un detto che ancora oggi non è mutato: “l’Uomo è un animale razionale”.
In breve ha detto che abbiamo una natura animale nel corpo e negli istinti primordiali, abbinati a un cervello che in natura non ha eguali per capacità: che può andare oltre alla natura della materia che ci compone.
Che sia un bene o un male è un argomento molto divisivo. Perché ognuno di noi parla per interesse personale e non collettivo: il prossimo. Un buon giudice (esame di coscienza) giudica dai fatti, e non dalle parole.
Con le parole si possono avviare delle indagini, nel nostro caso delle ricerche, poi sarà la vita, le esperienze, o la storia se preferite che dimostrerà la validità delle parole. Ma poi il giudice sarà in grado di valutarle?
Perché, per giudicare la validità delle nostre costruzioni, o dei nostri interessi, abbiamo specialisti per ogni opera che facciamo e tutto si risolve.
Ma per quanto riguarda le cose legate all’esistenza: il perché della vita, la morte, Dio, se dobbiamo essere sinceri, non ne sappiamo molto, anzi, nulla.
E non abbiamo maestri riconosciuti come tali: “Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti”, Gv. 10-1, e dopo? Chiedo io.
Da sempre, gli esseri umani si sono affidati al Dio delle religioni, per farsi guidare, e dai suoi rappresentanti in terra. Risultato: Teocrazie più feroci di un leone affamato, persecuzioni, guerre dall’inizio dei tempi, e non se ne vede la fine.
Gesù, all’inizio di questa parabola parla di carne viva, e del suo sangue. Ma non avevano capito che erano similitudini, modi di dire per veicolare un pensiero complesso. E per capirlo ognuno di noi deve fare la sua fatica.
Un conto è quando si parla di vita materiale. Un altro, molto differente, quando si parla dello spirito e del perché dell’esistenza: “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto, sono spirito e sono vita”.
Se si crede in Dio, ci si deve chiedere il perché dell’esistenza, altrimenti sarà una strada tortuosa quella della fede. Un percorso al buio, fra fantasie e paura di tutto. Credere in ciò che non si conosce non è una fede ma qualcos’altro.
Non possiamo delegare ad altri ciò che dobbiamo fare noi personalmente. Non avremo santi (solo Dio è santo) che ci aiutano, o amici che garantiranno per noi. E noi, esseri umani, nasciamo indifferenziati: liberi di decedere.
Guardate, è come andare a fare una radiografia, e poi, per paura o per pigrizia, mandiamo un nostro congiunto, o un amico al nostro posto. Oppure fare prendere le medicine a un altro sperando di guarire noi.
Siamo più o meno ridotti così per quanto riguarda la religione. Abbiamo delegato altri a ciò che dobbiamo fare noi di persona. Liberamente, con i nostri tempi, e con le nostre personali possibilità. La legge d’Amore è libertà assoluta.
Anche Gesù, e la sua predicazione, rappresenta un sistema complesso. Lui ci parla del perché siamo su questa terra. Non lo abbiamo capito. Ci spiegava cose difficili per la verità. Capire i vaccini è molto più facile per chi vuole capire.
Questa è l’amara considerazione che faccio. Cercare un colpevole e trovarlo è facile, ma siamo tutti complici delle sue malefatte. Sia con Gesù, che con il virus, ci si deve confrontare con delle ideologie, anche se sappiamo che sono sbagliate.
Alcune piccole note.
Leggere i vangeli non dà la garanzia di diventare più intelligenti. Ne garantisce che la nostra fede aumenti. A meno che adottiate un sistema, che vale anche per la vita: cercare di capire di cosa parlano usando la ragione. Poi il resto verrà da sé.
Non sarà la conoscenza da sola a farci intelligenti, è non è solo l’uso che ne faremo. Che cos’è dunque l’intelligenza: “È il perfetto uso delle conoscenze” (comprensione). Ognuno di noi ha una sua perfezione, che si chiama anche: “Talento”.
Gesù è un uomo (figlio dell’uomo) che si è comportato come un Dio. Per comprenderlo necessita conoscere Dio. Gli scribi hanno fatto dire a Gesù anche parole non spiritualmente pure. Come si dice: leggendo, bisogna separare il grano dalla pula.
M.G.
Le mie analisi seguono una linea spirituale, filosofica e pedagogica. Le tre chiavi di lettura, hanno la finalità di chiarire al meglio le parabole e i miracoli.
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